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Monday, April 4, 2022

discorso sul Mito «Non m'interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l'arte della scrittura. Le fastidiose e volgari minuzie non hanno ricetto nel mio spirito, che è atto solo al grande; non ho mai potuto ricordare la differenza che distingue una lettera dall'altra. Un'impazienza generosa non ha consentito che imparassi a leggere. A volte me ne dolgo, perché le notti e i giorni sono lunghi.

 

«Non m'interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l'arte della scrittura. Le fastidiose e volgari minuzie non hanno ricetto nel mio spirito, che è atto solo al grande; non ho mai potuto ricordare la differenza che distingue una lettera dall'altra. Un'impazienza generosa non ha consentito che imparassi a leggere. A volte me ne dolgo, perché le notti e i giorni sono lunghi.
Certo, non mi mancano distrazioni. Come il montone che s'avventa, corro pei corridoi di pietra fino a cadere al suolo in preda alla vertigine. Mi acquatto all'ombra di una cisterna e all'angolo d'un corridoio e giuoco a rimpiattino. Ci sono terrazze dalle quali mi lascio cadere, finché resto insanguinato. In qualunque momento posso giocare a fare l'addormentato, con gli occhi chiusi e il respiro pesante (a volte m'addormento davvero; a volte, quando riapro gli occhi, il colore del giorno è cambiato). Ma, fra tanti giuochi, preferisco quello di un altro Asterione. Immagino ch'egli venga a farmi visita e che io gli mostri la casa. Con grandi inchini, gli dico: "Adesso torniamo all'angolo di prima," o: "Adesso sbocchiamo in un altro cortile," o: "Lo dicevo io che ti sarebbe piaciuto il canale dell'acqua," oppure: "Ora ti faccio vedere una cisterna che s'è riempita di sabbia," o anche: "Vedrai come si biforca la cantina." A volte mi sbaglio, e ci mettiamo a ridere entrambi.» (Jorge Luis Borges, La casa di Asterione ne L’Aleph, 1949)
IMG: Pedro Requejo Novoa, Minotaur (1990)
«No me interesa lo que un hombre puede transmitir a otros hombres; como un filósofo, creo que nada puede comunicarse a través del arte de la escritura. Los detalles molestos y vagabundos no tienen receta en mi espíritu, que es sólo un gran acto; nunca podría recordar la diferencia que distingue una letra de otra. La impaciencia generosa no me permitió aprender a leer. A veces me aburro porque las noches y los días son largos.
Seguro que no te pierdas las distracciones. Como la montaña que pasa, corro por pasillos de piedra hasta caer al suelo en presa del vértigo. Me he ahogado a la sombra de un tanque y en la esquina de un pasillo y jugaré un juego de arrepentimiento. Hay terrazas desde las que me dejo caer, siempre y cuando siga sangrando. En cualquier momento puedo jugar somnoliento, con los ojos cerrados y respirando pesado (a veces realmente me duermo; a veces, cuando abro los ojos otra vez, el color del día ha cambiado). Pero entre muchos juegos prefiero el de otro Asterion. Supongo que viene a visitarme y le enseño la casa. Con grandes lazos, le digo: "Ahora volvemos a la primera curva", o: "Ahora vamos a otro patio", o: "Te decía que te gustaría el canal de agua", o: "ahora te mostraré una cisterna llena de arena", o también: "Ya verás cómo la El sótano está forjado. "A veces me equivoco, y ambos empezamos a reír. » (Jorge Luis Borges, La Casa de Asterione en L’Aleph, 1949)
IMG: Pedro Requejo Novoa, Minotaur (1990)
  

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